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PNRR E I FONDI PER LA MOBILITA’ SOSTENIBILE: FACCIAMO CHIAREZZA

Aggiornamento: 14 mar 2022




Uno dei pochi meriti dell’emergenza Covid-19 è stata sicuramente la messa in luce della necessità di rinnovamento degli attuali modelli economici verso una maggiore sostenibilità ambientale e sociale.

L’Unione Europea è in prima linea su questo obiettivo già dal 2019, anno in cui Ursula Von der Leyen ha presentato l’European Green Deal, volto a rendere l’Europa il primo continente mondiale ad impatto climatico zero entro il 2050.

Dopo la pandemia, questo concetto è stato rafforzato dal programma Next Generation EU che ha messo in campo una quantità di risorse senza precedenti nella storia europea: 750 miliardi di euro.

Di questi, 672,5 miliardi sono destinati al cosiddetto Dispositivo di Ripresa e Resilienza.

Risorse notevoli sono state devolute all’Italia: 191,5 miliardi di euro.



Il regolamento per l’utilizzo del fondo detta sei pilastri (aree di intervento) sui quali i Piani Nazionali di Ripresa e Resilienza dovranno basarsi. Sono tre i pilastri che includono azioni dirette ad incentivare la mobilità sostenibile:

•Transizione verde

•Trasformazione digitale

•Crescita intelligente, sostenibile e inclusiva





Le linee guida europee sono state recepite dal Governo Italiano che ha elaborato sulla base di esse delle missioni da raggiungere e da cui sviluppare nuovi progetti.

Per quanto concerne il settore dei trasporti e della logistica, i fondi destinati a questa industria provengono principalmente dalla missione 2 e 3:


Volta a realizzare la transizione ecologica della società e dell’economia per creare un sistema più sostenibile e competitivo a livello globale. In questo concetto rientra anche la mobilità sostenibile.


Ha l’obiettivo di realizzare e rafforzare le reti di alta velocità ferroviaria nazionale e quella regionale, avendo particolare attenzione al Mezzogiorno. Inoltre, è volta anche a potenziare la rete intermodale nella logistica del trasporto merci e passeggeri.


All’interno del PNRR, queste due missioni detengono una buona parte dei fondi che il Ministero delle Infrastrutture e delle Mobilità Sostenibili (MIMS) ha destinato a dodici linee di intervento mirato suddivise in nove componenti:


I progetti all’interno delle componenti sono tra i più svariati, alcuni per i quali il Mobility Management può effettivamente essere un’ulteriore spinta di evoluzione.

Le sfide da superare nella mobilità sostenibile sono molte e articolate: oggi le nostre città hanno la possibilità di divenire sempre più smart e sostenibili e l’esperienza della pandemia ha dimostrato la possibilità di ridurre l’intensa congestione urbana, nonché l’inquinamento dell’aria che respiriamo.

Nello specifico, il MIMS ha stabilito progetti specifici per determinate aree di intervento inerenti all’attività di coordinamento del Mobility Manager:

  • € 600 milioni per il rafforzamento della mobilità ciclistica, che ha come scopo la promozione, rafforzamento e creazione di reti ciclabili in tutti gli ambiti (urbano, metropolitano, regionale e nazionale) per favorire soprattutto gli spostamenti giornalieri e l’intermodalità.

  • € 3,60 miliardi per lo sviluppo rapido di massa, il cui obiettivo è quello di ridurre l’intenso traffico delle auto private del 10% favorendo uno switch sul trasporto pubblico grazie alla realizzazione di 231 nuovi km di reti.

  • € 741,3 milioni per contribuire all’installazione di nuove stazioni di ricarica elettrica volte a favorire l’uso di mezzi privati ad impatto ambientale zero realizzando entro il 2026 più di 20mila punti di ricarica rapida in superstrade e centri urbani.

  • € 3,64 milioni per favorire il rinnovo delle flotte bus a basse emissioni e treni a propulsione elettrica e ad idrogeno accelerando l’attuazione del Piano Strategico Nazionale per la Mobilità Sostenibile. E’ previsto l’acquisto di circa 3.360 autobus green entro il 2026.

Questi progetti avranno un impatto significativo nella gestione e pianificazione degli spostamenti delle persone all’interno aree urbane.


Difatti, determinante per il coordinamento delle politiche urbane sarà sempre di più il Mobility Manager, poiché, come precisato dal Ministro Giovannini, non è possibile inseguire solamente la domanda di spostamento potenziando continuamente l’offerta, piuttosto i flussi di mobilità vanno continuamente ottimizzati.

Il Mobility Management sarà, dunque, la carta vincente di questa sfida.
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